lunedì 2 aprile 2012

Né regione, né Cantone...........Per una Lombardia indipendente: fuori dall’Italia, lontana da Bruxelles.

Per una Lombardia indipendente: fuori dall’Italia, lontana da Bruxelles
 di Franco Cavalleri


Non solo Roma, non solo Berna: all’orizzonte di una Lombardia indipendente, c’è un’altra opzione che si presenta come occasione per recuperare i valori storici, culturali, politici, sociali ed economici della Lombardia e staccarci da quella sorta di buco nero che è il Mezzogiorno, che in tanti, troppi decenni di Regno d’Italia, prima, e di Repubblica Italiana, dopo, ha ingoiato oceani di risorse dando in cambio solo mafia, camorra, ‘ndrangheta, Sacra Corona Unita, e una cultura dove corruzione e malaffare hanno un chiaro predominio su correttezza ed etica. A tutti i livelli. In ogni settore.
Il dibattito sul futuro di una Lombardia non più ‘assoggettata’ al regime italiano si è focalizzato sulla fattibilità di un’annessione alla Confederazione Elvetica quale ventisettesimo Cantone. Dibattito originato proprio da un mio articolo sul quotidiano comasco Corriere di Como, in cui riportavo alcune frasi pronunciate da Ueli Maurer, Direttore del Dipartimento della Difesa elvetico. Parole che sembravano disegnare una sorta di Grande Svizzera, che includesse oltra alla Lombardia anche i Laender tedeschi Baviera e Baden Wuerttemberg.
Per quanto l’ipotesi di una Lombardia ‘svizzera’ possa essere affascinante – soprattutto per noi Insubri, ovvero per gli abitanti ‘indigeni’ delle attuali province di Como, Lecco, Milano, Sondrio e Varese, legati al Cantone Ticino da vincoli storici, culturali e di sangue -  si tratta in realtà di una possibilità a dir poco remota, se non del tutto irrealizzabile.  Per motivi interni all’attuale Confederazione e per motivi di assetto politico internazionale.  
Per la prima questione – gli assetti interni – la componente francofona della Confederazione si troverebbe in una situazione del tutto inedita, e di certo poco gradita: minoranza assoluta, di fronte ai 10 milioni di italofoni e agli altrettanti germanofoni. Una situazione sanabile in un solo modo: attirare nella nuova Svizzera anche le vicine regioni francesi, il Jura francese, la Savoia, Nizza. Ci troveremmo dunque di fronte ad una Grande Svizzera, molto superiore, come estensione geografica e come valore economico, perfino a quella che avremmo potuto vedere se Milano e la Francia non avessero fermato l’avanzata delle picche confederate a Marignano nel 1517.
Veniamo ora alle questioni di politica internazionale. L’ambiente politico internazionale è pronto per accettare una Svizzera quattro volte più grande, dal punto di vista geografico, e, soprattutto, potente dal punto di vista economico (e conseguentemente, politico)? Una Svizzera che comprendesse anche Lombardia, Baviera e Baden Wuerttemberg si trasformerebbe in una vera e propria potenza economica e politica, in grado di rivoluzionare gli equilibri attuali del vecchio Continente – e non solo quelli. Quale sarebbe, in uno scenario del genere, la reazione della Russia, per esempio?
Tutte queste considerazioni portano senza dubbio a concludere che l’ipotesi più plausibile – a parte il mantenimento dello status quo, eventualità deprecabile per chi non ha più alcuna fiducia nello Stato italiano – sia quella di una Lombardia dotata di completa sovranità politica. Il che significa anche fuori dall’Unione Europea e dalla zona Euro.
Uscire dall’Unione Europea – e da quella mostruosità della moneta unica, mostruosità non come idea ma come realizzazione – è un passo obbligato, una necessità a cui non possiamo sottrarci. A meno che non si voglia rendere vano, senza senso, fin dall’inizio ogni sforzo.
Via da Roma. Lontani da Brussels. Perché? Da soli non possiamo stare. Dobbiamo costruire una rete di alleanze, su cui appoggiare le basi della nostra nuova identità nazionale.  E’ a questo punto che torna in gioco la Svizzera. Non per annetterci come Cantone, bensì come alleato politico ed economico. E per aiutarci ad entrare nell’EFTA, la Associazione Europea per il Libero Scambio.
Nato come antagonista e concorrente del Mercato Unico Europeo, l’EFTA nel tempo non si è trasformato nel mostro politico che è l’Unione Europa. Non ha tentato di integrare sistemi politici ed economici, standardizzare culture ed economie: nell’EFTA, ognuno degli Stati membri (quattro: Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda) conserva la propria autonomia, il proprio sistema politico ed economico. Non c’è, nell’EFTA, una Commissione eletta al di fuori di ogni meccanismo democratico; un Parlamento che decide sulle dimensioni e la forma di banane e cetrioli, o la formula del cioccolato; o una Corte di Giustizia che attacca il senso religioso di un Popolo su questioni come il Crocifisso nei luoghi pubblici. L’Unione Europea è un coacervo di obblighi; l’EFTA è libero mercato in un mondo fatto di libere scelte.
Solo vantaggi politici? Assolutamente no. Se esaminiamo la prestazione economica dei quattro Paesi EFTA, impallidiamo quali membri dell’Unione Europea. Il GDP per capita di Svizzera, Liechtenstein, Islanda e Norvegia combinate è di €36.650. Superiore perfino a quello USA (€36.000). Quello UE è lontanissimo: €24.400, un terzo in meno. E questo nonostante il tracollo dell’Islanda, che nel 2008 e 2009 ha vissuto il fallimento delle sue principali banche sotto l’effetto malefico dei meccanismi della grande finanza globalizzata e degli strumenti finanziari da catena di Sant’Antonio che gli istituti finanziari britannici ed olandesi avevano impiantato nel paese artico. Nonostante il tracollo, il GDP islandese rimane ancora superiore a quello UE (€26.900 contro €24.400).
Ancora, il tasso di disoccupazione UE è a due cifre (10,8%), quello EFTA è intorno al 5%. Anche qui, potrebbe essere più basso, se l’Islanda (al 7,5%) non soffrisse delle conseguenze del fallimento bancario. si tratta comunque di numeri ancora più bassi di quelli UE, a dimostrazione della maggiore solidità intrinseca e profonda del sistema politico ed economico di questi quattro Paesi, se paragonati ai 27 UE – e anche alla maggior parte dei paesi del resto del mondo.
Abbandonare l’euro? Certo. Non potremmo rimanere nella moneta unica dopo aver rifiutato il sistema-UE. Per una moneta nostra? Possibile, Purché agganciata al franco svizzero. Meglio ancora se questa moneta fosse il franco svizzero stesso. Il che darebbe solidità alle nostre industrie e ai suoi prodotti.
Ecco quindi che l’emergere di una Lombardia indipendente a fianco dei quattro paesi EFTA aiuterebbe noi a riguadagnare la nostra identità.
E’ quella la strada da percorrere. E se insieme a noi venissero anche gli amici piemontesi e veneti, meglio ancora. Insieme potremmo veramente costituire un nuovo asse per l’intera Europa.



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