Per una Lombardia indipendente: fuori dall’Italia, lontana da Bruxelles
di Franco Cavalleri
Non solo Roma, non solo Berna: all’orizzonte di una Lombardia
indipendente, c’è un’altra opzione che si presenta come occasione per
recuperare i valori storici, culturali, politici, sociali ed economici
della Lombardia e staccarci da quella sorta di buco nero che è il
Mezzogiorno, che in tanti, troppi decenni di Regno d’Italia, prima, e di
Repubblica Italiana, dopo, ha ingoiato oceani di risorse dando in
cambio solo mafia, camorra, ‘ndrangheta, Sacra Corona Unita, e una
cultura dove corruzione e malaffare hanno un chiaro predominio su
correttezza ed etica. A tutti i livelli. In ogni settore.
Il dibattito sul futuro di una Lombardia non più ‘assoggettata’ al
regime italiano si è focalizzato sulla fattibilità di un’annessione alla
Confederazione Elvetica quale ventisettesimo Cantone. Dibattito
originato proprio da un mio articolo sul quotidiano comasco Corriere di
Como, in cui riportavo alcune frasi pronunciate da Ueli Maurer,
Direttore del Dipartimento della Difesa elvetico. Parole che sembravano
disegnare una sorta di Grande Svizzera, che includesse oltra alla
Lombardia anche i Laender tedeschi Baviera e Baden Wuerttemberg.
Per quanto l’ipotesi di una Lombardia ‘svizzera’ possa essere
affascinante – soprattutto per noi Insubri, ovvero per gli abitanti
‘indigeni’ delle attuali province di Como, Lecco, Milano, Sondrio e
Varese, legati al Cantone Ticino da vincoli storici, culturali e di
sangue - si tratta in realtà di una possibilità a dir poco remota, se
non del tutto irrealizzabile. Per motivi interni all’attuale
Confederazione e per motivi di assetto politico internazionale.
Per la prima questione – gli assetti interni – la componente
francofona della Confederazione si troverebbe in una situazione del
tutto inedita, e di certo poco gradita: minoranza assoluta, di fronte ai
10 milioni di italofoni e agli altrettanti germanofoni. Una situazione
sanabile in un solo modo: attirare nella nuova Svizzera anche le vicine
regioni francesi, il Jura francese, la Savoia, Nizza. Ci troveremmo
dunque di fronte ad una Grande Svizzera, molto superiore, come
estensione geografica e come valore economico, perfino a quella che
avremmo potuto vedere se Milano e la Francia non avessero fermato
l’avanzata delle picche confederate a Marignano nel 1517.
Veniamo ora alle questioni di politica internazionale. L’ambiente
politico internazionale è pronto per accettare una Svizzera quattro
volte più grande, dal punto di vista geografico, e, soprattutto, potente
dal punto di vista economico (e conseguentemente, politico)? Una
Svizzera che comprendesse anche Lombardia, Baviera e Baden Wuerttemberg
si trasformerebbe in una vera e propria potenza economica e politica, in
grado di rivoluzionare gli equilibri attuali del vecchio Continente – e
non solo quelli. Quale sarebbe, in uno scenario del genere, la reazione
della Russia, per esempio?
Tutte queste considerazioni portano senza dubbio a concludere che
l’ipotesi più plausibile – a parte il mantenimento dello status quo,
eventualità deprecabile per chi non ha più alcuna fiducia nello Stato
italiano – sia quella di una Lombardia dotata di completa sovranità
politica. Il che significa anche fuori dall’Unione Europea e dalla zona
Euro.
Uscire dall’Unione Europea – e da quella mostruosità della moneta
unica, mostruosità non come idea ma come realizzazione – è un passo
obbligato, una necessità a cui non possiamo sottrarci. A meno che non si
voglia rendere vano, senza senso, fin dall’inizio ogni sforzo.
Via da Roma. Lontani da Brussels. Perché? Da soli non possiamo stare.
Dobbiamo costruire una rete di alleanze, su cui appoggiare le basi
della nostra nuova identità nazionale. E’ a questo punto che torna in
gioco la Svizzera. Non per annetterci come Cantone, bensì come alleato
politico ed economico. E per aiutarci ad entrare nell’EFTA, la
Associazione Europea per il Libero Scambio.
Nato come antagonista e concorrente del Mercato Unico Europeo, l’EFTA
nel tempo non si è trasformato nel mostro politico che è l’Unione
Europa. Non ha tentato di integrare sistemi politici ed economici,
standardizzare culture ed economie: nell’EFTA, ognuno degli Stati membri
(quattro: Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda) conserva la
propria autonomia, il proprio sistema politico ed economico. Non c’è,
nell’EFTA, una Commissione eletta al di fuori di ogni meccanismo
democratico; un Parlamento che decide sulle dimensioni e la forma di
banane e cetrioli, o la formula del cioccolato; o una Corte di Giustizia
che attacca il senso religioso di un Popolo su questioni come il
Crocifisso nei luoghi pubblici. L’Unione Europea è un coacervo di
obblighi; l’EFTA è libero mercato in un mondo fatto di libere scelte.
Solo vantaggi politici? Assolutamente no. Se esaminiamo la
prestazione economica dei quattro Paesi EFTA, impallidiamo quali membri
dell’Unione Europea. Il GDP per capita di Svizzera, Liechtenstein,
Islanda e Norvegia combinate è di €36.650. Superiore perfino a quello
USA (€36.000). Quello UE è lontanissimo: €24.400, un terzo in meno. E
questo nonostante il tracollo dell’Islanda, che nel 2008 e 2009 ha
vissuto il fallimento delle sue principali banche sotto l’effetto
malefico dei meccanismi della grande finanza globalizzata e degli
strumenti finanziari da catena di Sant’Antonio che gli istituti
finanziari britannici ed olandesi avevano impiantato nel paese artico.
Nonostante il tracollo, il GDP islandese rimane ancora superiore a
quello UE (€26.900 contro €24.400).
Ancora, il tasso di disoccupazione UE è a due cifre (10,8%), quello
EFTA è intorno al 5%. Anche qui, potrebbe essere più basso, se l’Islanda
(al 7,5%) non soffrisse delle conseguenze del fallimento bancario. si
tratta comunque di numeri ancora più bassi di quelli UE, a dimostrazione
della maggiore solidità intrinseca e profonda del sistema politico ed
economico di questi quattro Paesi, se paragonati ai 27 UE – e anche alla
maggior parte dei paesi del resto del mondo.
Abbandonare l’euro? Certo. Non potremmo rimanere nella moneta unica
dopo aver rifiutato il sistema-UE. Per una moneta nostra? Possibile,
Purché agganciata al franco svizzero. Meglio ancora se questa moneta
fosse il franco svizzero stesso. Il che darebbe solidità alle nostre
industrie e ai suoi prodotti.
Ecco quindi che l’emergere di una Lombardia indipendente a fianco dei
quattro paesi EFTA aiuterebbe noi a riguadagnare la nostra identità.
E’ quella la strada da percorrere. E se insieme a noi venissero anche
gli amici piemontesi e veneti, meglio ancora. Insieme potremmo
veramente costituire un nuovo asse per l’intera Europa.
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