giovedì 29 settembre 2011

VENETI APRONO C/C IN SLOVENIA E AUSTRIA....

I venetisti, delusi dal Carroccio, aprono c/c legittimi perché in Ue
Quelle gite fiscali in Slovenia e in Austria
di GOFFREDO PISTELLI Col pulmann ad aprire conti correnti in Austria e in Slovenia. È la gita fiscale organizzata dagli autonomisti di Veneto Stato,nostalgici della Liga Veneta e pidiellini con le pile scariche. Una vacanza che mixa i toni secessionisti e gli inni al default, ai ritornelli di Me compare Giacometo intonati sui torpedoni. Un incubo strapaesano per Giulio Tremonti e pugno nello stomaco di Umberto Bossi. Il gruppo è partito lunedì dal Casello di Mira, destinazione Capodistria. A Koper, come l’hanno ribattezzata i titini dopo la Seconda guerra mondiale, pulsa il cuore economico della nuova Slovenia post-comunista e le banche, assicurano gli autonomisti, fanno ponti d’oro ai correntisti stranieri, pardon comunitari, che oltrettutto parlano un dialetto che è cugino di quello che risuona ogni tanto a Rovigno e Parenzo.I gitanti fiscali, arrivati da Treviso dal Vicentino come dal Padovano, imprenditori, commercianti, artigiani ma qualche impiegato e anche un bancario, hanno ammirato l’Adriatico, pranzato con seppie con la blitva, cioè le bietole, e polenta, bevuto refosco e sono entrati, accolti come principi, negli istituti di credito locali. Una decina hanno aperto i conti, con un’operazione perfettamente legale, trattandosi di paese comunitario. E si sono informati su come bonificarli, nelle settimane a seguire. Sempre secondo la normativa che, come aveva spiegato Gianluca Panto, uno dei membri del minor consejio, il direttivo di Veneto Stato «prevede solo di dichiarare eventuali plusvalenze in sede di denuncia dei redditi».Panto è solo omonimo di Giorgio Panto, il re degli infissi scomparso nel 2006 che, con il suo Progetto Nord Est, aveva dato filo da torcere al leghismo. Il venetista Gianluca, nel maggio scorso, era finito in un mare di polemiche quando, candidato alle regionali, aveva fatto affiggere manifesti con lo slogan: «Votami, sono resuscitato». Licenza che la famiglia dell’industriale non aveva gradito, sebbene il venetista si fosse definito l’erede politico dello storico autonomista. Quelli di Veneto Stato riprendono le parole d’ordine di quel filone federalista che aveva portato a nascere la Liga veneta ben prima che il Senatur fondasse la sua Lega Lombarda. Liga che aveva mandato in parlamento, nel 1983, un deputato e un senatore. Oggi i venetisti sono stanchi del federalismo che non arriva mai e fanno il tifo per la disfatta dello Stato. La polemica anti-Carroccio e anti-Pdl c’è ma è blanda, per non urtare quegli elettori alla cui pancia si vuol parlare. Confidano di farcela perché, spiega il segretario Ludovico Pizzati, «allo Stato non chiediamo niente. Una volta al potere in Regione organizzeremo una consultazione popolare sotto l’egida della comunità internazionale». Pizzato, 38enne di Valdagno (Vi), laurea in Economia, phd alla Georgetown e otto anni alla Banca mondiale, ci crede fermamente. Oggi fa il docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia e, con lo stipendio pagato da Roma, le fa la guerra.E forse all’ansia di crescere è dovuto l’incidente occorso, proprio a Pizzati, alle regionali del 2010. Secondo la Procura di Vicenza, il suo Partito nazionale veneto, ora archiviato, aveva falsificato le firme e l’aveva indagato. Un inciampo che non ha fermato Pizzati che ha inaugurato ad Arzignano un monumento all’imprenditore che suonava come tributo all’evasore. ItaliaOggi 29 settembre 2011

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