di David Bonacchi
Da 4 anni ormai sentiamo parlare quotidianamente della crisi economica. Tale fenomeno, trattato dai media alla stregua di una calamità naturale, se non di un castigo divino, è ormai diventato un argomento ricorrente di conversazione, in quanto presunta causa delle difficoltà economiche e sociali dei vari paesi europei. Parole come spread, inflazione, debito (ahimè) sovrano, titoli di stato, agenzie di rating, BCE e soprattutto MERCATI sono entrati di prepotenza nel linguaggio televisivo e, in conseguenza di ciò, nel linguaggio dei cittadini.
Ma quante di queste parole sono conosciute dai cittadini?
Quanti
di questi meccanismi e quante organizzazioni trovano una chiara
rappresentazione nelle menti di chi, quando finiscono le chiacchiere,
deve mettere mano ad un portafogli sempre più vuoto?
In questo articolo vogliamo fare un po’ di chiarezza, possibilmente in modo semplice, sui meccanismi della crisi, dei mercati finanziari e delle organizzazioni che prendono le decisioni per “risolvere i nostri problemi”.
Le “definizioni” di seguito vengono date in modo non accademico, per spiegare alla persona comune dei concetti che, altrimenti, sarebbero intenzionalmente fuorvianti e incomprensibili. Perciò, verificare tali definizioni con un economista o, ancora peggio, un banchiere, potrebbe portare a ferme negazioni, seguite da lunghissimi labirinti logici i cui termini tecnici scoraggerebbero qualsiasi persona.
In questo articolo vogliamo fare un po’ di chiarezza, possibilmente in modo semplice, sui meccanismi della crisi, dei mercati finanziari e delle organizzazioni che prendono le decisioni per “risolvere i nostri problemi”.
Le “definizioni” di seguito vengono date in modo non accademico, per spiegare alla persona comune dei concetti che, altrimenti, sarebbero intenzionalmente fuorvianti e incomprensibili. Perciò, verificare tali definizioni con un economista o, ancora peggio, un banchiere, potrebbe portare a ferme negazioni, seguite da lunghissimi labirinti logici i cui termini tecnici scoraggerebbero qualsiasi persona.
TITOLI DI STATO
I titoli di stato sono sostanzialmente delle promesse di pagamento gravate da interesse, da parte di uno stato, in cambio di liquidità monetaria, il cui pagamento ha scadenza variabile da 3 mesi a 30 anni.
Di fatto, uno stato che vende i propri titoli si sta indebitando (ovvero sta indebitando i cittadini, le cui tasse e pensioni, in mancanza di altre entrate, verranno usate per ripagare il debito) per far fronte alle spese di bilancio (che comprendono anche eventuali sprechi e privilegi della classe politica). Attualmente, lo stato italiano ha bisogno del denaro proveniente dalla vendita dei titoli di stato per pagare gli interessi sul DEBITO SOVRANO (vedi sotto), ovvero sul debito contratto in passato attraverso la vendita dei titoli di stato. Praticamente, è in una spirale di usura.
DEBITO SOVRANO
Il debito sovrano (ex debito pubblico, promosso a deus ex machina della società) non è altro che l’insieme di tutti i titoli di stato il cui termine di pagamento non sia ancora scaduto.
Quando questi titoli scadono, lo stato deve restituire ai proprietari dei titoli il capitale più l’interesse. L’interesse sul debito pubblico che lo stato italiano (o meglio, i cittadini italiani) devono pagare ogni anno corrisponde a circa 70-80 miliardi di euro .Per fare un paragone, tutte le manovre massacranti fatte negli ultimi 2 anni, che prevedono un sempre più stretto “tiro della cinghia” anche fino al 2020, vanno dai 15 ai 30 miliardi l’una. Per pagare gli interessi di un anno di debito pubblico italiano, ci vogliono quindi quattro o cinque manovre finanziare “lacrime e sangue.
Il debito viene chiamato “sovrano” perchè pare venga prima di tutto: prima delle nazioni, prima dei cittadini, prima delle costituzioni. Vogliamo ricordare che l’art.1 comma 2 della costituzione italiana recita: “La sovranità appartiene al popolo”, non al debito…
BCE
La BCE, Banca Centrale Europea, è una società per azioni privata, alla quale il Trattato di Maastricht affida il compito di emettere moneta nei paesi che impiegano l’Euro e di garantire la stabilità sui mercati.
La BCE, essendo una società per azioni privata, è posseduta da altre banche, fra cui le banche nazionali della zona euro (anch’esse società per azioni private, ovvero di proprietà di privati, come Bankitalia), banche nazionali di paesi che non adottano l’euro (Inghilterra, Danimarca, Svezia, ecc.) e banche d’affari internazionali private, che non hanno niente a che vedere con l’europa ma che dividono i guadagni della BCE. E’ evidente che, in quanto società per azioni private, tali banche abbiano come fine il profitto dei propri azionisti, non il benessere dei cittadini.
Quando uno stato che utilizza l’euro ha bisogno di denaro, contante o virtuale, la BCE ha il potere di fornirglielo in cambio di titoli di stato, che poi può vendere ai privati attraverso le ASTE (vedi sotto). La BCE non possiede materialmente il denaro che fornisce allo stato, ma è stata autorizzata dai governi europei a stamparlo (trattato di Maastricht). Quando la BCE presta il denaro, che non possiede ma che è comunque autorizzata a prestare, lo considera come denaro che “si è tolta di tasca”, mettendolo al passivo nel suo bilancio. In questo modo, diventa proprietaria dei titoli di stato con cui scambia il denaro, ovvero delle tasse e delle pensioni dei cittadini, che può vendere o riscuotere a piacere.
SEMPLICEMENTE
Le tasse dei cittadini italiani non sono sufficienti a pagare gli interessi sul denaro che la S.P.A privata BCE ci ha prestato (non perchè lo possegga effettivamente, ma perchè gliene abbiamo dato la gestione). Così, lo stato italiano, per pagare, se ne fa prestare altro in cambio della promessa di altre tasse ai cittadini italiani.
In molti paesi questa si chiama usura, ma in realtà non è proprio così: l’usuraio, per lo meno, ha il denaro che presta inizialmente, mentre la BCE ha solo il nostro mandato. E’ un po’come se una famiglia avesse dato in gestione i propri soldi a un commercialista e quest’ultimo riuscisse a infinocchiarli al punto da diventarne proprietario e prestare loro i loro stessi soldi maggiorati dagli interessi. Le cose si spiegano meglio se si pensa che a contrarre il debito sono il governo e le istituzioni, che non si fanno certo problemi, dal momento che a pagarlo saranno i cittadini.
Ma andiamo avanti.
RENDIMENTO (dei titoli di stato)
E’ ovviamente la percentuale di denaro in più (rispetto al valore di vendita) che viene corrisposto dagli stati nei confronti dei proprietari di titoli, al momento della scadenza degli stessi.
Sebbene la definizione sia ovvia, è importante fare una riflessione che i media non fanno MAI, ovvero: perchè un titolo di stato ha un rendimento maggiore di un altro? La risposta è sempre la solita: comprare un titolo italiano ha un rendimento maggiore rispetto a comprarne uno tedesco, perchè l’economia italiana è più debole rispetto a quella tedesca.
Questo dovrebbe far riflettere: se i titoli italiani valgono tanto perchè “a rischio di non essere pagati“, significa che chi li compra sta facendo una specie di scommessa, sta, per l’appunto, “rischiando“. Ma allora, perchè vengono garantiti dallo stato attraverso tasse e tagli sulle spalle dei cittadini che lavorano? La risposta è semplicissima: perchè lo stato li trasforma, per gli investitori, in un “gioco d’azzardo dove si vince sempre“, a scapito dei diritti dei propri cittadini.
LO SPREAD
Lo spread (differenziale) è un dato che viene sventolato come il “termometro dell’economia“, mentre in realtà non è che la differenza sul rendimento dei titoli di stato tedeschi (presi a riferimento) e quelli degli altri paesi che adottano l’euro. Il termine viene deliberatamente utilizzato per creare confusione, dato che in economia viene utilizzato per indicare cose differenti, ad esempio il guadagno delle banche sull’interesse di un mutuo rispetto al tasso della BCE (euribor). Lo spread sui titoli di stato indica soltanto quanto si guadagna IN PIU’ dall’acquisto di titoli di stato di un qualsiasi paese europeo rispetto all’acquisto di titoli di stato tedeschi.
Visto in quest’ottica, si possono capire molte cose: ad esempio il fatto che il governo tedesco potrebbe vendere 1 miliardo di euro in BUND tedeschi all’1% di interesse per comprare, col ricavato, 1 miliardo di euro di BOT italiani al 5%, guadagnando così il 4% netto che verrà gentilmente pagato, attraverso le tasse, dagli italiani. Per questo l’economia tedesca è in salute, e per questo è contraria agli EUROBOND (vedi sotto) e alle misure anti-spread.
EUROBOND
Gli EUROBOND sono semplicemente titoli di stato europei. Sono stati ripetutamente proposti dall’ex-ministro dell’economia Giulio Tremonti, auspicati da Mario Monti e ripetutamente bocciati dal governo tedesco per i motivi sopra citati. L’introduzione degli Eurobond porterebbe indubbiamente alcuni vantaggi economici ai paesi che hanno difficoltà di bilancio a causa del debito pubblico (come l’Italia), dal momento che gli altri paesi europei non se ne potrebbero più approfittare e, anzi, dovrebbero condividere tali difficoltà. Nonostante questo, gli Eurobond non risolverebbero il problema che sta alla radice del nostro sistema economico, che consiste nella natura privata della BCE, del debito pubblico e del denaro. Inoltre, sarebbero un grande passo in avanti verso un’unità politica europea, cosa che, vista l’intrinseca mancanza di democrazia dimostrata fino ad ora dalle istituzioni europee, è al giorno d’oggi tutt’altro che auspicabile.
ASTE DI TITOLI DI STATO
Sembra che i mezzi di informazione considerino la vendita dei titoli di stato un evento positivo. Sarebbe meglio prenderla per quello che è: la messa all’asta delle nostre tasse e pensioni, in cambio di soldi che vengono utilizzati per pagare vecchi debiti e mantenere così questa situazione di usura, sottomissione alle banche ed estremizzazione delle differenze sociali (Costituzione italiana art. 3 comma 2 “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.“).
LE AGENZIE DI RATING (Standard&Poor’s Moody’s e Fitch)
Più o meno tutti sanno cosa siano: istituti statunitensi eletti a giudici dell’economia, le cui dichiarazioni influiscono pesantemente sull’andamento delle borse. Oramai, anche i mass media hanno iniziato ad affermarne la parzialità dei giudizi e la loro continua strumentalizzazione da parte degli SPECULATORI (vedi sotto) e delle multinazionali, che poi ne sono i proprietari. Le agenzie di rating sono quindi nelle mani dei super-ricchi che dettano legge nei mercati finanziari, passando così da presunti àrbitri a utili strumenti di controllo e di manipolazione dell’economia da parte delle elites finanziarie. I giudizi delle agenzie di rating hanno il potere di svalutare in borsa i titoli di stato, in modo che lo stato sia costretto ad aumentarne il rendimento per venderli (aumento del tasso d’interesse e, di conseguenza, dello spread).
LA BORSA, I MERCATI
La Borsa Valori è il mercato in cui si commerciano i titoli, sia obbligazionari (di stato) che azionari (di privati).
La funzione originale della borsa era molto semplice: io investo su di te comprando i tuoi titoli, con i miei soldi la tua azienda si sviluppa e tu riesci a guadagnare di più, così mi rendi una parte del tuo guadagno sotto forma di interesse sul mio investimento. Le regole della borsa, col tempo, si sono talmente allontanate da questo schema che oggi, in borsa, si vendono i “derivati finanziari“, ovvero titoli su altri titoli (che possono a loro volta essere derivati).
Il fatto che esistano titoli “DI STATO“, significa che lo Stato è trattato dai mercati finanziari come se fosse un’azienda, trasformandolo a tutti gli effetti (ma non nella forma) in una S.P.A. Il problema, che è il paradosso della "moderna democrazia" e la causa dei disagi sociali, è che lo “stato-società per azioni” che si viene a creare può essere in questo modo COMPRATO: la classe politica diventa così, da rappresentante del popolo, l’amministratore delegato di una società di cui i cittadini sono, a tutti gli effetti, i DIPENDENTI, e deve assicurare ai propri azionisti (i MERCATI) il PROFITTO derivante dal loro “investimento“. La BCE, e attraverso essa le banche che ne sono proprietarie, sono in grado di scambiare titoli di stato col denaro che STAMPANO (a costo quasi zero) per delega del trattato di Maastricht, diventando così proprietarie degli stati, come se questi ultimi fossero S.P.A. Ogni volta che lo stato emette titoli (ASTE DEI TITOLI DI STATO), sta vendendo sè stesso a privati. Quando l’azienda-stato fallisce, dichiara INSOLVENZA (default).
DEFAULT
A questo punto, il lettore dovrebbe capire benissimo il perchè il fallimento finanziario di uno stato venga considerato dai mercati alla stregua di un’apocalisse: i titoli di stato non avrebbero più valore, di conseguenza i proprietari dello stato (i mercati) ne perderebbero di fatto la proprietà, e la classe politica (gli amministratori delegati) verrebbero quasi sicuramente “silurati” (o peggio). In effetti, i cittadini (i dipendenti) si troverebbero in una situazione difficile, in una situazione di caos e di isolamento da parte degli altri paesi occidentali. Ma da quel momento non avrebbero alcun proprietario e tutto il loro lavoro rimarrebbe a loro stessi.
In Argentina, dopo aver dichiarato l’insolvenza ed essersi liberata dagli “azionisti del debito“, il PIL è aumentato del 8.8% nel 2003, del 9.0% nel 2004, del 9.2% nel 2005, del 8.5% nel 2006 e del 8.7% nel 2007.
CONCLUSIONI
I titoli di stato sono sostanzialmente delle promesse di pagamento gravate da interesse, da parte di uno stato, in cambio di liquidità monetaria, il cui pagamento ha scadenza variabile da 3 mesi a 30 anni.
Di fatto, uno stato che vende i propri titoli si sta indebitando (ovvero sta indebitando i cittadini, le cui tasse e pensioni, in mancanza di altre entrate, verranno usate per ripagare il debito) per far fronte alle spese di bilancio (che comprendono anche eventuali sprechi e privilegi della classe politica). Attualmente, lo stato italiano ha bisogno del denaro proveniente dalla vendita dei titoli di stato per pagare gli interessi sul DEBITO SOVRANO (vedi sotto), ovvero sul debito contratto in passato attraverso la vendita dei titoli di stato. Praticamente, è in una spirale di usura.
DEBITO SOVRANO
Il debito sovrano (ex debito pubblico, promosso a deus ex machina della società) non è altro che l’insieme di tutti i titoli di stato il cui termine di pagamento non sia ancora scaduto.
Quando questi titoli scadono, lo stato deve restituire ai proprietari dei titoli il capitale più l’interesse. L’interesse sul debito pubblico che lo stato italiano (o meglio, i cittadini italiani) devono pagare ogni anno corrisponde a circa 70-80 miliardi di euro .Per fare un paragone, tutte le manovre massacranti fatte negli ultimi 2 anni, che prevedono un sempre più stretto “tiro della cinghia” anche fino al 2020, vanno dai 15 ai 30 miliardi l’una. Per pagare gli interessi di un anno di debito pubblico italiano, ci vogliono quindi quattro o cinque manovre finanziare “lacrime e sangue.
Il debito viene chiamato “sovrano” perchè pare venga prima di tutto: prima delle nazioni, prima dei cittadini, prima delle costituzioni. Vogliamo ricordare che l’art.1 comma 2 della costituzione italiana recita: “La sovranità appartiene al popolo”, non al debito…
BCE
La BCE, Banca Centrale Europea, è una società per azioni privata, alla quale il Trattato di Maastricht affida il compito di emettere moneta nei paesi che impiegano l’Euro e di garantire la stabilità sui mercati.
La BCE, essendo una società per azioni privata, è posseduta da altre banche, fra cui le banche nazionali della zona euro (anch’esse società per azioni private, ovvero di proprietà di privati, come Bankitalia), banche nazionali di paesi che non adottano l’euro (Inghilterra, Danimarca, Svezia, ecc.) e banche d’affari internazionali private, che non hanno niente a che vedere con l’europa ma che dividono i guadagni della BCE. E’ evidente che, in quanto società per azioni private, tali banche abbiano come fine il profitto dei propri azionisti, non il benessere dei cittadini.
Quando uno stato che utilizza l’euro ha bisogno di denaro, contante o virtuale, la BCE ha il potere di fornirglielo in cambio di titoli di stato, che poi può vendere ai privati attraverso le ASTE (vedi sotto). La BCE non possiede materialmente il denaro che fornisce allo stato, ma è stata autorizzata dai governi europei a stamparlo (trattato di Maastricht). Quando la BCE presta il denaro, che non possiede ma che è comunque autorizzata a prestare, lo considera come denaro che “si è tolta di tasca”, mettendolo al passivo nel suo bilancio. In questo modo, diventa proprietaria dei titoli di stato con cui scambia il denaro, ovvero delle tasse e delle pensioni dei cittadini, che può vendere o riscuotere a piacere.
SEMPLICEMENTE
Le tasse dei cittadini italiani non sono sufficienti a pagare gli interessi sul denaro che la S.P.A privata BCE ci ha prestato (non perchè lo possegga effettivamente, ma perchè gliene abbiamo dato la gestione). Così, lo stato italiano, per pagare, se ne fa prestare altro in cambio della promessa di altre tasse ai cittadini italiani.
In molti paesi questa si chiama usura, ma in realtà non è proprio così: l’usuraio, per lo meno, ha il denaro che presta inizialmente, mentre la BCE ha solo il nostro mandato. E’ un po’come se una famiglia avesse dato in gestione i propri soldi a un commercialista e quest’ultimo riuscisse a infinocchiarli al punto da diventarne proprietario e prestare loro i loro stessi soldi maggiorati dagli interessi. Le cose si spiegano meglio se si pensa che a contrarre il debito sono il governo e le istituzioni, che non si fanno certo problemi, dal momento che a pagarlo saranno i cittadini.
Ma andiamo avanti.
RENDIMENTO (dei titoli di stato)
E’ ovviamente la percentuale di denaro in più (rispetto al valore di vendita) che viene corrisposto dagli stati nei confronti dei proprietari di titoli, al momento della scadenza degli stessi.
Sebbene la definizione sia ovvia, è importante fare una riflessione che i media non fanno MAI, ovvero: perchè un titolo di stato ha un rendimento maggiore di un altro? La risposta è sempre la solita: comprare un titolo italiano ha un rendimento maggiore rispetto a comprarne uno tedesco, perchè l’economia italiana è più debole rispetto a quella tedesca.
Questo dovrebbe far riflettere: se i titoli italiani valgono tanto perchè “a rischio di non essere pagati“, significa che chi li compra sta facendo una specie di scommessa, sta, per l’appunto, “rischiando“. Ma allora, perchè vengono garantiti dallo stato attraverso tasse e tagli sulle spalle dei cittadini che lavorano? La risposta è semplicissima: perchè lo stato li trasforma, per gli investitori, in un “gioco d’azzardo dove si vince sempre“, a scapito dei diritti dei propri cittadini.
LO SPREAD
Lo spread (differenziale) è un dato che viene sventolato come il “termometro dell’economia“, mentre in realtà non è che la differenza sul rendimento dei titoli di stato tedeschi (presi a riferimento) e quelli degli altri paesi che adottano l’euro. Il termine viene deliberatamente utilizzato per creare confusione, dato che in economia viene utilizzato per indicare cose differenti, ad esempio il guadagno delle banche sull’interesse di un mutuo rispetto al tasso della BCE (euribor). Lo spread sui titoli di stato indica soltanto quanto si guadagna IN PIU’ dall’acquisto di titoli di stato di un qualsiasi paese europeo rispetto all’acquisto di titoli di stato tedeschi.
Visto in quest’ottica, si possono capire molte cose: ad esempio il fatto che il governo tedesco potrebbe vendere 1 miliardo di euro in BUND tedeschi all’1% di interesse per comprare, col ricavato, 1 miliardo di euro di BOT italiani al 5%, guadagnando così il 4% netto che verrà gentilmente pagato, attraverso le tasse, dagli italiani. Per questo l’economia tedesca è in salute, e per questo è contraria agli EUROBOND (vedi sotto) e alle misure anti-spread.
EUROBOND
Gli EUROBOND sono semplicemente titoli di stato europei. Sono stati ripetutamente proposti dall’ex-ministro dell’economia Giulio Tremonti, auspicati da Mario Monti e ripetutamente bocciati dal governo tedesco per i motivi sopra citati. L’introduzione degli Eurobond porterebbe indubbiamente alcuni vantaggi economici ai paesi che hanno difficoltà di bilancio a causa del debito pubblico (come l’Italia), dal momento che gli altri paesi europei non se ne potrebbero più approfittare e, anzi, dovrebbero condividere tali difficoltà. Nonostante questo, gli Eurobond non risolverebbero il problema che sta alla radice del nostro sistema economico, che consiste nella natura privata della BCE, del debito pubblico e del denaro. Inoltre, sarebbero un grande passo in avanti verso un’unità politica europea, cosa che, vista l’intrinseca mancanza di democrazia dimostrata fino ad ora dalle istituzioni europee, è al giorno d’oggi tutt’altro che auspicabile.
ASTE DI TITOLI DI STATO
Sembra che i mezzi di informazione considerino la vendita dei titoli di stato un evento positivo. Sarebbe meglio prenderla per quello che è: la messa all’asta delle nostre tasse e pensioni, in cambio di soldi che vengono utilizzati per pagare vecchi debiti e mantenere così questa situazione di usura, sottomissione alle banche ed estremizzazione delle differenze sociali (Costituzione italiana art. 3 comma 2 “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.“).
LE AGENZIE DI RATING (Standard&Poor’s Moody’s e Fitch)
Più o meno tutti sanno cosa siano: istituti statunitensi eletti a giudici dell’economia, le cui dichiarazioni influiscono pesantemente sull’andamento delle borse. Oramai, anche i mass media hanno iniziato ad affermarne la parzialità dei giudizi e la loro continua strumentalizzazione da parte degli SPECULATORI (vedi sotto) e delle multinazionali, che poi ne sono i proprietari. Le agenzie di rating sono quindi nelle mani dei super-ricchi che dettano legge nei mercati finanziari, passando così da presunti àrbitri a utili strumenti di controllo e di manipolazione dell’economia da parte delle elites finanziarie. I giudizi delle agenzie di rating hanno il potere di svalutare in borsa i titoli di stato, in modo che lo stato sia costretto ad aumentarne il rendimento per venderli (aumento del tasso d’interesse e, di conseguenza, dello spread).
LA BORSA, I MERCATI
La Borsa Valori è il mercato in cui si commerciano i titoli, sia obbligazionari (di stato) che azionari (di privati).
La funzione originale della borsa era molto semplice: io investo su di te comprando i tuoi titoli, con i miei soldi la tua azienda si sviluppa e tu riesci a guadagnare di più, così mi rendi una parte del tuo guadagno sotto forma di interesse sul mio investimento. Le regole della borsa, col tempo, si sono talmente allontanate da questo schema che oggi, in borsa, si vendono i “derivati finanziari“, ovvero titoli su altri titoli (che possono a loro volta essere derivati).
Il fatto che esistano titoli “DI STATO“, significa che lo Stato è trattato dai mercati finanziari come se fosse un’azienda, trasformandolo a tutti gli effetti (ma non nella forma) in una S.P.A. Il problema, che è il paradosso della "moderna democrazia" e la causa dei disagi sociali, è che lo “stato-società per azioni” che si viene a creare può essere in questo modo COMPRATO: la classe politica diventa così, da rappresentante del popolo, l’amministratore delegato di una società di cui i cittadini sono, a tutti gli effetti, i DIPENDENTI, e deve assicurare ai propri azionisti (i MERCATI) il PROFITTO derivante dal loro “investimento“. La BCE, e attraverso essa le banche che ne sono proprietarie, sono in grado di scambiare titoli di stato col denaro che STAMPANO (a costo quasi zero) per delega del trattato di Maastricht, diventando così proprietarie degli stati, come se questi ultimi fossero S.P.A. Ogni volta che lo stato emette titoli (ASTE DEI TITOLI DI STATO), sta vendendo sè stesso a privati. Quando l’azienda-stato fallisce, dichiara INSOLVENZA (default).
DEFAULT
A questo punto, il lettore dovrebbe capire benissimo il perchè il fallimento finanziario di uno stato venga considerato dai mercati alla stregua di un’apocalisse: i titoli di stato non avrebbero più valore, di conseguenza i proprietari dello stato (i mercati) ne perderebbero di fatto la proprietà, e la classe politica (gli amministratori delegati) verrebbero quasi sicuramente “silurati” (o peggio). In effetti, i cittadini (i dipendenti) si troverebbero in una situazione difficile, in una situazione di caos e di isolamento da parte degli altri paesi occidentali. Ma da quel momento non avrebbero alcun proprietario e tutto il loro lavoro rimarrebbe a loro stessi.
In Argentina, dopo aver dichiarato l’insolvenza ed essersi liberata dagli “azionisti del debito“, il PIL è aumentato del 8.8% nel 2003, del 9.0% nel 2004, del 9.2% nel 2005, del 8.5% nel 2006 e del 8.7% nel 2007.
CONCLUSIONI
Queste
“definizioni” sono il semplice frutto del ragionamento e della
rielaborazione dei processi economici moderni. Non troverete quasi
nessun economista disposto a confermarli, dato che il linguaggio
economico è volutamente tortuoso e che le scuole di pensiero che in
economia vanno per la maggiore si autoeleggono a “miglior metodo
economico possibile“, nonostante la realtà mostri ogni giorno il loro
fallimento (basti pensare che Keynes, uno dei maggiori economisti del
secolo e fondatore della scuola di pensiero Keynesiana, sosteneva che
per creare lavoro il metodo migliore era metaforicamente far scavare una
buca per poi riempirla). Per rendersi conto di quanto le definizioni
date nell’articolo siano veritiere, basterà semplicemente ascoltare i
telegiornali, osservando le cose che vengono dette da questa nuova
prospettiva.
Capirete
perchè, quindi, i MERCATI vengano trattati alla stregua di divinità
affamate che vanno sempre soddisfatte (sono i vostri proprietari), la
classe politica che dovrebbe rappresentarci non fa altro che
gingillarsi, lautamente stipendiata, mentre Monti (l’amministratore
delegato) ci strizza come limoni per assicurare ai mercati (i suoi
datori di lavoro) il PROFITTO derivante dal vostro lavoro.
Benvenuti nella vostra azienda, signori Fantozzi.
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