domenica 12 ottobre 2014

La barbarie italiana dei reati d’opinione.

di CARLO LOTTIERI
Eva Klotz, leader degli indipendentisti  tirolesi, è sotto processo per "vilipendio alla bandiera italiana".   La colpa? Aver diffuso un manifesto in cui una scopa allontana il tricolore. Qualunque uomo libero deve stare con lei. 

In Italia c’è da vari decenni una retorica assai melensa che presenta il nostro Paese come un faro di libertà e democrazia. Qualche comico, e stavolta non con l’intento di muovere alla risata, è giunto a definire la nostracostituzione come “la più bella del mondo”. Eppure nei giorni scorsi è iniziato un processo che vede imputati, per il reato di vilipendio della bandiera, due consiglieri provinciali sud-tirolesi (Eva Klotz e Sven Knoll), insieme ad altre sette esponenti del medesimo partito: Süd-Tiroler Freiheit.
Da cosa nasce questo processo? Da un manifesto: da un‘iniziativa politica. Nel 2010, in effetti, questo movimento che si batte per la libertà del Tirolo meridionale (e, ancor prima, per il diritto dei tirolesi a scegliere se restare in Italia o dar vita a un’entità politica indipendente) aveva diffuso un manifesto che mostrava una scopa utilizzata per allontanare il tricolore – che evidentemente è simbolo, per gli indipendentisti tirolesi, dell’occupazione successiva alla Prima guerra mondiale – e far posto a una bandiera tirolese. Su quest’ultima bandiera c’era pure scritto, e la cosa non può stupire, che “Il Südtirol può fare a meno dell’Italia». L’iniziativa politica di Eva Klotz e degli altri membri del suo partito è più che legittima e vuole esattamente spazzare via il tricolore dalle terre del Tirolo. Si tratta di una battaglia non violenta, che si basa sulla persuasione e intende perseguire strade legali. Gli indipendentisti sud-tirolesi chiedono che si possa votare sull’appartenza della loro comunità all’Italia e negli scorsi giorni hanno anche organizzato un referendum autogestito che ha avuto un notevole risalto. Nei Paesi liberi, ci si esprime liberamente e si vota senza problemi anche sul futuro della propria terra. In Québec hanno già votato due volte sulla possibilità di staccarsi dal Canada e tra pochi mesi un analogo referendum avrà luogo in Scozia, dopo l’accordo tra David Cameron e Alex Salmond. Nella democraticissima Italia? Niente. Non solo, nella democraticissima Italia viene processato chi esprime le proprie idee e la ragione dell’imputazione è da riconoscere nell’idea che si sarebbe offesa la bandiera italiana. Vilipendio fa pensare a sacrilegio e certamente vi è chi guarda alla bandiera non già come a un simbolo tra gli altri e a uno strumento di identificazione (un po’ come “39” è il numero da comporre quando si chiama l’Italia da fuori), ma come a un oggetto di adorazione. Avanza insomma un nuovo bigottismo che vuole farci innamorare, anche contro la nostra volontà, di feticci di ogni sorta.
Questo è il dramma: nella democraticissima Italia si può finire sotto processo perché l’alleanza tra i parassiti della Spesa pubblica e i mistici del Potere nazionale ha creato un meccanismo che blocca la strada a ogni evoluzione positiva. Eppure, se mettissimo da parte la bandiera nazionale faremmo un’operazione più che buona e più che giusta. Un recente libro che naturalmente nessuno si preoccupa di tradurre in italiano, The Pursuit of Italy di David Gilmour, sottolinea proprio questo: che l’Italia fu grande prima del tricolore, prima dell’Unità, prima del trionfo dei sacerdoti del giacobinismo e dei furbacchioni che hanno tratto beneficio da tutto ciò. Non soltanto quindi se l’Italia fosse un Paese libero Eva Klotz avrebbe il pienodiritto di esprimersi come vuole, ma troverebbe anche molti disposti a difendere le sue buone ragioni: che valgono a Merano come a Verona, a Lucca come a Matera. In effetti è davvero inquietante che continuino a persistere processi come questo: a tutti gli effetti costruiti a partire da “reati di opinione”. E che non vi siano liberali o progressisti di alcun tipo disposti a spendere due parole per tutelare il diritto di chi conduce con serietà e rigore la propria battaglia politica. Ma è ugualmente inquietante notare che la maggior parte degli intellettuali e dei commentatori di questo Paese continuino a seguire le varie sirene del momento – l’ennesimo Matteo Renzi che si propone quale innovatore – senza comprendere che è proprio di quella scopa di cui c’è bisogno: di una scopa che riporti piena libertà alle comunità locali e restauri quel diritto all’autogoverno senza il quale difficilmente avremo un futuro.

PRO LOMBARDIA INDIPENDENZA A SOSTEGNO DI EVA KLOTZ 

Nei giorni scorsi Eva Klotz, leader del movimento indipendentista sudtirolese Südtiroler Freiheit, è stata condannata dal tribunale di Bolzano per vilipendio al tricolore, avendo usato un manifesto in cui il simbolo italiano veniva spazzata via per far posto alla bandiera sudtirolese. 

È quantomeno ridicolo che una questione del genere sia oggetto di una condanna in Italia, uno stato attanagliato da una corruzione che permea ogni livello amministrativo e controllato da una classe politica che ha perso ogni forma di legittimazione democratica. Evidentemente chi ha usato ed usa il tricolore come un velo per nascondere il malaffare del governo di Roma teme più di ogni altra cosa proprio il manifesto della Klotz:che un movimento popolare spazzi via la retorica nazionalista e centralista, usata da 150 anni per depredare i cittadini, lombardi in primis, per sostentare elefantiaci sistemi clientelari. In Italia la corruzione e la mafia non fanno paura, una manifestazione della propria libertà di pensiero sì; e non c’è da stupirsene, le prime sono la base granitica del potere statale, la seconda una pericolosa minaccia da stroncare sul nascere.

Per questo pro Lombardia Indipendenza manifesta tutto il proprio sostegno ad Eva Klotz e a tutti gli indipendentisti sudtirolesi; crediamo infatti che un sistema malato come quello italiano possa continuare a basare il proprio potere sui reati d’opinione, e che sia invece sintomo di civiltà quello di riconoscere nel modo più determinato la libertà di espressione e di critica, specie verso il potere statale. Questo è quello che sogniamo per la Lombardia, questo è quello che auguriamo al Südtirol.
La condanna odierna non è che un’ultima scalcinata affermazione di potere di un'Italia prossima a fallire, e non sarà uno stato fallito ad impedire ad un popolo di esprimere il proprio volere ed autodeterminarsi.

pro Lombardia Indipendenza

www.prolombardia.eu



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