Fonte: " L'Indipendenza"
di FABRIZIO DAL COL
Tanto tuonò che piovve… la rivolta dei Comuni. Il
tempo trascorre inesorabile e i Comuni sono ogni giorno costretti a
rifare i conti a causa dell’asfissiante burocrazia aggiuntiva partorita
dal governo Monti che, ironia della sorte, è proprio quel governo
tecnico che si era impegnato a eliminare proprio le gabelle burocratiche
di cui oggi sono vittime i Sindaci. Così, i primi Cittadini si
ritrovano abbandonati da uno Stato che ora è diventato il nemico
principale, quando invece, davanti ad una crisi economica che morde e
che non da segni di ripartenza, dovrebbe proprio essere esso stesso a
preoccuparsi degli Enti locali, e invece ha preferito letteralmente
continuare a spolpare le ultime risorse disponibili sul territorio. I
Comuni, però, sono arrivati al giro di boa e si ritrovano a dover
aumentare le tasse locali per cercare di garantire almeno un minimo di
servizi al Cittadino, come però sappiamo gli enti locali non hanno
potere impositivo e legislativo, ragion per cui, gli è solo consentito
di incassare al massimo tre o quattro tributi: la pubblicità, I’IMU che
però è inferiore all’ICI di una volta, la Tarsu, le addizionali
comunal, e le sanzioni amministrative ivi comprese le violazioni
stradali. Imposte molto ridotte rispetto al passato, imposte che oggi
sono anche in parte bloccate nei patti di stabilità per garantire
l’Unione Europea sugli impegni presi dallo Stato italiano a Bruxelles.
Insomma, durante la campagna elettorale per le elezioni politiche,
i partiti si erano impegnati a rimodulare e a rivedere le condizioni di
bilancio dei Comuni, ma alla luce dei fatti di quelle promesse non si è
visto ancora nulla e si sono dimostrate così le solite bufale. Come già
sappiamo, il governo ora non è più in grado di fare un bel nulla, salvo
aspettare che l’ Europa si convinca delle necessità di farci sforare il
tetto del 3% sul fiscal compact per poter sperare che la ripartenza
economica diventi subito un fatto concreto. Ma in attesa che ciò si
avveri, e sottolineiamo si avveri, i Sindaci rimangono condannati a
subire di tutto e di più proprio dai Cittadini che necessitano dei
servizi essenziali, come ad esempio quelli legati alle persone anziane e
quelli dedicati alle persone che necessitano di aiuti temporanei nei
propri domicili.
Ecco che, davanti ad una situazione che rischia di divenire esplosiva in breve tempo,
i Sindaci potrebbero ora rifondare il movimento dei Sindaci nato nel
1993, solo che oggi gli obbiettivi politici dovrebbero essere
inevitabilmente diversi da quelli del 1993. Ma cosa potrebbe fare oggi
questo nuovo movimento dei Sindaci? Certamente molto di più di quello
che fece il suo alter ego del passato, e dato che lo scenario politico è
molto differente da quello degli anni ’90, con i primi Cittadini che
non hanno più nessuna intenzione di continuare a rimetterci la faccia
per colpa dei partiti che rappresentano, sarà facile che possano anche
creare un coordinamento nazionale capace di mettere in mora l’Italia,
oppure anche di invocare il commissariamento di tutto il governo.
Insomma, l’unico baluardo certo in cui i Cittadini si possono ancora
fidare sono proprio i Comuni, e se la battaglia verrà messa in atto non
potrà che essere una battaglia finale. Se i Sindaci vorranno dimostrare
di essere capaci di riscattarsi e di non essere stati solo al soldo dei
partiti che fino a ieri hanno rappresentato, ebbene questo è l’unico
momento democratico ancora rimasto, e sarebbe una vera conquista per
tutti i Cittadini oggi più che mai desiderosi di riappropriarsi dei
propri diritti.
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