venerdì 9 agosto 2013

Cosa succederebbe se la Lombardia diventasse nazione?





di GIOVANNI BATTAGLIA 

 
Invitiamo il lettore a fare qualche riflessione sul caso in cui la Lombardia dovesse ottenere qualche forma di indipendenza. Riflessioni in ambito soprattutto economico, magari un po’ fantaeconomiche, ma in un periodo come questo, caratterizzato da una contingenza economica negativa con ripercussioni sociali drammatiche, qualche forzatura è comprensibile.
Non credo al complotto giudaico-massonico-trotskista-Bilderberg-americano per destabilizzare il paese. Fondamentalmente i problemi economici in Italia li abbiamo creati noi e soprattutto per colpa di una classe politica completamente inetta. Tutti gli indicatori, economici e non, puntano ad un autunno caldo, quindi rinfreschiamo i neuroni e immaginiamo che la Lombardia si stacchi dal resto del paese in tempo.

Possiamo considerare due casi di indipendenza- quella con propria moneta oppure quella che prevede di rimanere all’interno dell’Euro.

Caso 1- Lombardia indipendente con moneta propria
  1. 1)Solidità finanziaria. La Lombardia gode di un rating molto più stabile rispetto al resto del paese (Italia declassata a BBB recentemente da Standard & Poors, le sue obbligazioni sono vicine allo status di junk bond). Avrà meno difficoltà rispetto all’Italia ad attirare investitori per nuove obbligazioni, credo solo dopo un periodo di crescita economica vera.
  2. 2)Dimensione. La Lombardia sarebbe la nona o decima potenza all’interno della zona euro- non male. Con i suoi 10 milioni di abitanti sarebbe grande come il Belgio, con un PIL pro capite più elevato. Conterà un Pil di circa €360 miliardi (di cui €95 miliardi industria), incluso circa €100 miliardi di esportazioni. Economicamente forte sul manifatturiero, conterà centinaia di migliaia di PMI, tante piccoli multinazionali, ma nessuna multinazionale veramente grande.
  3. 3)Debito pubblico. Dopo estenuanti trattative, diciamo anni, la Lombardia accetterà una quota del debito pubblico nazionale. Puntiamo su un quarto, per un ammontare di €500 miliardi, quindi un rapporto debito/PIL di circa 125%. Ma liberato dal giogo di Roma, e dalla sua eccessiva tassazione, potrebbe crescere di circa 4-5% annui. Debito, in sostanza, sostenibile. Ma a remare contro è il costo del debito. La regione dovrà essere capace di poter emettere bond a tassi inferiori rispetto a quelli attualmente emessi dalla Repubblica Italiana.
  4. 4)Debito vs le imprese. Anche qui, estenuanti trattative con Roma per pagare le imprese lombarde creditori dello Stato. Possibili ricatti a riguardo se Milano si staccasse da Roma.
  5. 5)Emissione di moneta propria. Il Pirellone decide di emettere il Lumbard al posto dell’Euro, stampato dalla Banca Centrale Lombarda. Essendo un conio nuovo, sarà sicuramente visto con sospetto e curiosità dai mercati finanziari internazionali. Prima di vedere le prime mosse del governo lombardo ed esaminare la solidità della sua economia, i mercati venderanno Lumbard, svalutandosi di circa 10-15%. Nulla in confronto con l’uscita dell’Italia dall’Euro, che molti analisti stimeranno on una svalutazione di circa 30-40%.
Improvvisamente, quindi, i lombardi si troveranno 10-15% più poveri, dato il semplice cambio in Euro (ripeto fantaeconomia, in quanto l’euro avrebbe contraccolpi negativi se la Lombardia dovesse uscire). Non escludo un attacco al Lumbard, con rischio acquisto di imprese lombarde al quel punto deprezzate.
Comunque, in virtù del fatto che la regione è industrialmente e tecnologicamente solida, la svalutazione aiuterebbe l’export lombardo. Essendo un concorrente diretto della Germania, farebbe molto male a quest’ultima. La crescita economica, trainata dall’export manifatturiero, farà si che il Lumbard si apprezzerà molto nel medio termine, nei confronti dell’euro e dollaro, fino a 10-20% pre-svalutazione. Ma ripeto, è un rischio, e io non gioco a poker.
  1. 6)Regione proattiva. Se il cambio potrà essere un beneficio, i lombardi dovranno essere attenti a non cadere nelle trappole dettate dalla pigrizia, sperando in una crescita basata solo sulle svalutazioni. Il governo lombardo dovrà incentivare le fusioni tra aziende per farle rimanere sul mercato internazionale, incentivare la ricerca e sviluppo, investire bene nella scuola e formazione industriale e riformare il credito.
  2. 7)Costi della politica e dello Stato. Va da sé la sua riduzione, altrimenti verrebbe a mancare uno dei motivi principali del distacco da Roma ladrona. L’obiettivo è una spesa statale lombarda in linea con i paesi anglosassoni, circa 25% del Pil . La regione attualmente ha un budget di circa €37 miliardi annui, quindi circa 10% del Pil regionale. C’è spazio per la crescita della spesa statale, ma essendo un paese sovrano, la Lombardia avrà molti più oneri statali. Con il passaggio di compiti statali da Roma a Milano, con relativi costi, vi è il rischio reale di deprimere i consumi interni, già martoriati per anni.
  3. 8)Welfare e lavoro. Nonostante i proclami pro pensionati della Lega, il governo lombardo dovrà riformulare il welfare, spostandolo verso i lavoratori e le famiglie. Sulle frontiere lombarde (immaginate le fortezze lungo il Po, Adda e Ticino, occupate dall’esercito lombardo, con relativi costi), premeranno una massa di potenziali lavoratori italiani (ma anche di immigrati stranieri) da altri regioni, proprio per trovare un posto di lavoro. Gli immigrati avranno difficoltà ad entrarvi (non si soffermano in Calabria o Sicilia per trovare fortuna), visto il bacino enorme di italiani qualificati provenienti dal resto del paese.
  4. 9)Politica internazionale. La Lombardia conterà poco o niente, ma forse non interessa neppure alla regione. Dovrà potenziare la diplomazia economica, per rafforzare il peso delle imprese lombarde all’estero (ovviamente fuori dall’Europa, perché il continente è finito).
  5. 10)Resto del paese- rischi. Con Roma capitale, l’Italia dovrà affrontare una desertificazione industriale, una moneta Euro più debole, fondamentali dell’economia disastrosi, e una migrazione verso la Lombardia (ahh finalmente una mobilità del lavoro!) Dovrà affrontare serie questioni sociali: gli immigrati dovranno trovare fortuna fuori della Lombardia, senza successo; il tasso di disoccupazione salirà alla stelle; non ci saranno risorse sufficiente per il governo del paese- intendo scuole e ricerca, combattere la criminalità, polizia, e il welfare sarà tagliata drasticamente. Scoppieranno sommosse di piazza.
  6. 11)Resto del paese – vantaggi. In modo inaspettato il resto del paese potrebbe trarre anche giovamento da una Lombardia indipendente. In particolare il Sud vedrà la massa di denaro dal Nord che improvvisamente si ferma. Soldi che in passato hanno finito per distruggere la società civile al Sud. Liberi da assistenzialismo e clientelismo, potranno rinascere con la meritocrazia, un’occasione di riscatto formidabile. Curioso che i meridionali siano emigrati ovunque e in tutto il mondo meritocratico e liberale hanno avuto successo, ma non a casa loro. Credo che, date condizioni di libertà e certezza del diritto, gli imprenditori lombardi investiranno volentieri nel resto del paese.
Succederà tutto questo se la Lombardia si staccasse pacificamente? In parte si. Il resto del paese potrebbe essere più competitivo, almeno in termini di cambio. Farebbe qualche concorrenza economica alla Lombardia. La classe politica lombarda sarà all’altezza di dirigere il nuovo Stato? Una domanda aperta, anche visto il track record dei governanti precedenti. In ogni caso, più la politica è vicina (anche fisicamente) al popolo, più responsabili diventeranno i suoi governanti. Basta pensare alla responsabilizzazioni dei sindaci. Costo del nuovo Stato? Con nuovi ministeri e compiti, il rischio reale è quello di sovra spendere. La mia filosofia è quello di una economia liberale, con minimo intervento dello Stato. Non c’è libertà senza libertà economica. Il distacco da Roma e Europa è giuridicamente possibile? Non sono un costituzionalista, quindi evito la questione.
Infine, c’è il rischio di frizione tra Roma e Milano? Certamente. Molto più probabile rispetto alle sciocchezze e cretinate di una potenziale guerra civile derivante dalla sentenza della cassazione nei riguardi di Berlusconi.


Caso 2- Lombardia all’interno dell’euro
Molti dei punti elaborati rimangono capisaldi:

  1. 1)Economia. Senza il giogo e i costi eccessivi di Roma la Lombardia avrebbe più risorse per investimenti strutturali (strade, ospedali, asili, biblioteche etc). L’euro rimarrà come moneta (per fortuna, direi), con meno rischi di attacchi speculativi e nessuna possibilità di svalutare. Non facciamoci illusioni sulla moneta lombarda. L’euro ha permesso che lo spread scivolasse a livelli accettabili, con un risparmio da circa €600 miliardi di minore interesse sul debito pubblico sin dalla sua introduzione. Lo spread pre-euro era regolarmente sopra i 1000 punti.
  2. 2)Crescita. Con meno risorse derivanti da una crescita trainata dall’export lombardo, una economia non svalutata, la regione dovrà puntare con ancor più efficacia sulle variabili che producono vera crescita economica- la produttività, ricerca e sviluppo, innovazione, aggregazione tra imprese, ecc.
  3. 3)Debito pubblico. Visto che si tratta di due realtà che si suddividono il debito pubblico, si potrebbe (per ragioni di solidarietà) anche trasferire risorse annuali dalla Lombardia al resto dell’Italia, come in una sistema di perequazione.
Trovo particolarmente interessante il secondo caso, con il particolare della non-secessione .In questo caso, con un sistema di trasferimenti di solidarietà, oltre al trattenimento di buone parte delle tasse all’interno della regione, non abbiamo altro che una forma rozza di federalismo fiscale interessante. Invece abbiamo sprecato oltre 20 anni di non-azione- da federalismo, secessione, macroregione, ecc.  
Ripeto, le mie sono pensate di fantaeconomia di mezza-estate, senza pretese scientifiche. Per parafrasare Groucho Marx, è molto difficile fare previsioni, soprattutto se si riferiscono al futuro. Immaginare il futuribile serve solo per stimolare la mente, anche se è spesso pane quotidiano per sociologi, antropologi, scienziati politici e finti economisti. La storia è piena di previsioni rivelatesi poi fuffa. Negli anni 70-80 si è pensato che il Giappone avrebbe superato gli Stati Uniti come prima potenza mondiale. Invece oggi l’economia giapponese langue, con un debito pubblico di oltre 200%, anche se il recente governo di Abe sta producendo una crescita decente. Oppure pensate alle recenti teorie del superamento da parte della Cina dell’economia statunitense, con l’impero americano appesantito da guerre in Iraq e Afghanistan. Invece assistiamo al rallentamento della Cina e alla buona tenuta degli USA. L’altro Bric, il Brasile, è in affanno, dopo anni di finanziarizzazione dell’economia. Per non parlare di uno dei “libri del secolo” sul finire degli inizi anni 90, quello di Francis Fukuyama, in cui si credeva nell’imminente scontro colossale Ovest-Oriente e contro il mondo islamico, oltre alla fine della storia.
La mia vera intenzione è quella di stimolare un dibattito e una riflessione, è un’analisi parziale. Un’analisi di equilibrio economico generale dovrà contare anche sui movimenti delle variabili economiche fuori della Lombardia. Ma restiamo a Roma, che tira la corda, e non è sensibile ai problemi reali del paese. Lo Stato non si sta ritirando dall’economia. A parte parole e promesse (compreso Letta), lo Stato non ha fatto nulla per riformare in chiave liberale l’economia o privatizzare. Anzi, la spesa pubblica è aumentata notevolmente nel 2012, cosi come il debito pubblico. Sono personalmente stufo di sentire parlare di austerity, abbiamo sempre la spesa pubblica allegra (con buona pace dei Keynesiani). La tassazione sul lavoro e imprese è ai massimi livelli. Inoltre, troppi esponenti politici contro la privatizzazione, anche se lo Stato si è sempre dimostrato un pessimo manager e proprietario di imprese. E questi politici invocano sempre il bene pubblico come motivo per non privatizzare. Prendete l’acqua, per esempio. Rimasta “bene pubblico” dopo il referendum del 2011, abbiamo assistito successivamente al raddoppio delle tariffe in molti comuni e regioni, e sempre con investimenti carenti nelle infrastrutture del settore acqua (esempio depurazione), con perdite fisiche nelle tubature di un terzo dell’acqua. Per chi ha votato contro la privatizzazioni, ben vi sta. Ora pagate e state zitti.
La minaccia della secessione lombarda deve rimanere reale, un vero choc e una minaccia credibile, altrimenti nulla cambia. I lombardi (oppure i veneti o piemontesi) vorranno essere sul Titanic Italia prima che affondi? Con il federalismo si è fatta poca strada, poi i politici hanno preso tempo deviando il discorso sulla macroregione o su qualche legge in tal senso, intanto si fa nulla e il tempo passa. Per un liberale, essere comandato da Bruxelles, Roma, o Milano cambia poco. I governanti, lo Stato sopra il cittadino, devono essere ridotti al minimo indispensabile. La cultura politica nostrana è sostanzialmente assistenzialista e conservatrice. Ma ora il problema per la sinistra conservatrice e socialista è che i soldi degli altri prima o poi finiscono.

di GIOVANNI BATTAGLIA

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